Titel
Ticino ducale. Vol. IV, Gian Galeazzo Maria Sforza. Reggenza di Ludovico il Moro, Tomo II, 1485-1489


Autor(en)
Chiesi, Giuseppe
Erschienen
Bellinzona 2017: Stato del Cantone Ticino
Anzahl Seiten
716 S.
von
Alberto Luongo

Il volume, l’undicesimo della serie ad essere pubblicato dal 1993, prosegue la raccolta degli atti diplomatici sforzeschi (Svizzera, Registri ducali, Missive) e di quelli della Sezione Storica (Comuni, Miscellanea storica, Autografi, Famiglie) relativi ai rapporti tra il Ducato di Milano e l’aerea ticinese conservati presso l’Archivio di Stato di Milano. Continua anche lo sguardo, inaugurato dal volume precedente, sulla reggenza di Ludovico il Moro, zio del duca titolare Gian Galeazzo Maria Sforza, nel gestire le spinte centrifughe dei territori ticinesi che si erano già manifestate nei cinque anni precedenti, in particolare a seguito della battaglia di Giornico, che era costata al Ducato la perdita della Leventina. Più in generale i rapporti del Ducato con il papato, all’indomani della nomina cardinalizia di Ascanio Sforza, vivevano una fase delicata dovuta allo scoppio della congiura dei baroni nel Regno di Napoli, sostenuta dal pontefice.

Non a caso il curatore del volume, Giuseppe Chiesi, apre la sua presentazione sottolineando lo sforzo ducale nella realizzazione di opere ed infrastrutture difensive volte a sorvegliare i tentativi di incursione da nord. Il simbolo più vivo di tale politica edilizia rimaneva il Castel Grande di Bellinzona con il suo ponte di Pietra sul Ticino, «un bastione che si estendeva pressoché ininterrottamente da un versante all’altro delle montagne» (p. VII). Le circostanze portarono il duca ad estendere anche ad altri centri del proprio dominio tale rafforzamento delle difese, ad esempio Domodossola e Chiavenna.

Una siffatta politica fortificatoria si rendeva necessaria per fronteggiare minacce di aggressione tutt’altro che ipotetiche da parte delle comunità esterne al dominio ducale, che soprattutto nel biennio tra 1485 e 1487 dominarono le relazioni diplomatiche con Milano. Una parte piuttosto larga della documentazione raccolta nel volume è infatti dedicata alla guerra con la Lega Grigia, guidata dal vescovo di Coira, dall’abate di Disentis e dal conte Jörg von Werderberg, che infastidì il vicariato sforzesco di Blenio e il territorio di Mesocco a partire dal gennaio 1485, quando giunsero le prime voci di un suo raduno. Inizialmente presa poco sul serio dal duca («noi credemo che siano tutte zanze», p. 21), l’azione dei Grigioni si intensificò sempre di più, in particolare dalla Surselva e da Coira verso Chiavenna, minacciata dal maggio 1485: la ragione di tali fermenti risiedeva nella ricerca delle medesime esenzioni daziarie concesse dal Ducato ai confederati svizzeri, che avrebbero danneggiato l’economia milanese anche nelle zone di confine (i Bellinzonesi furono i primi a rivolgersi a Milano per scongiurare l’esenzione). Per dare forza alle loro richieste i Grigioni lamentavano presunte ingiustizie commesse nei loro confronti da ufficiali e abitanti dei territori milanesi.

Gian Giacomo Trivulzio, incaricato di gestire i rapporti diplomatici con la Lega durante un incontro fra le parti svoltosi in giugno a Bellinzona, fu chiaramente istruito dal duca per temporeggiare il più possibile senza indispettire i Grigioni, spostando l’attenzione sui singoli episodi contestati e rinviando la discussione delle esenzioni. Lo sforzo
ducale di spegnere gli animi grigioni, non fece in realtà che aggravarne il risentimento, provocando durante l’estate, prima ritorsioni sui sudditi delle valli ambrosiane da parte degli abitanti della Lumnezia, poi una guerra vera e propria nel giugno 1486, iniziata con rappresaglie e razzie ai danni dei mercanti lombardi nel Rheintal. Anche i Bleniesi, derubati del loro bestiame, si erano arresi all’abate di Disentis per scongiurare danni maggiori e riottenere quanto loro sottratto.

La prima reazione milanese fu tutt’altro che violenta, fatto che non mancò di meravigliare gli stessi confederati svizzeri, ma puntò piuttosto sull’alleanza diplomatica con gli Urani, interessati a non guastare i rapporti con Milano in vista delle imminenti fiere di bestiame. Dopo un attacco a Chiavenna (agosto 1486) e un aspro confronto diplomatico a Zurigo in cui gli emissari ducali furono contestati dai rappresentanti della Lega, le parti accettarono di demandare la questione alla confederazione svizzera. Il 9 marzo 1487, tuttavia, giunse la sentenza confederata, interamente favorevole al Ducato, fatto che, grazie all’intervento diretto di Ludovico il Moro, all’esborso di 12.000 ducati d’oro e alla concessione di un’esenzione temporanea, condusse rapidamente ad un accordo con i Grigioni, anche se subito dopo ripresero le trattative per includere anche la valle Mesolcina nell’accordo, nonché tentativi di frode daziaria da parte dei mercanti grigioni negli anni successivi.

Le tensioni con la Lega Grigia si erano mostrate particolarmente delicate da risolvere anche per la loro concomitanza con un altro fronte conflittuale, aperto dalle pretese territoriali dei Vallesani, guidati dal vescovo di Sion. Nel gennaio 1485 la trattativa con i milanesi veniva condotta ancora una volta davanti ai confederati svizzeri, presso Lucerna, e si riferiva al fatto che il vescovo di Sion aveva saccheggiato alcuni territori milanesi nei pressi di Domodossola, considerandoli di propria pertinenza. Anche in questo caso le trattative diplomatiche mirarono a fare terra bruciata intorno al vescovo, nel tentativo di evitare l’unione dei Vallesani con i Grigioni.

Le trattative proseguirono a Lucerna e a Zurigo per più di un anno (si segnala in proposito un sommario – doc. n. 1147 – delle lettere trasmesse dagli ambasciatori milanesi, databile al dicembre 1485), tra mille difficoltà. Ancora una volta fu il denaro a fare la differenza, oltre alla pace con i Grigioni, che consentiva ora di riversare tutte le energie sul fronte vallesano. Il punto era convincere gli Svizzeri che il comportamento del vescovo avrebbe impedito ai mercanti lombardi di raggiungere le fiere di Berna e degli altri luoghi confederati, con danno dunque per la loro economia.

Nell’aprile 1487, 4.000 vallesani occuparono le valli Divedro e Antigorio, nel tentativo – così almeno pensavano i Milanesi – di ottenere ragione mediante gli stessi metodi usati dalla Lega Grigia. Domodossola fu pericolosamente avvicinata, mettendo in allarme anche Locarno e le valli vicine. Questa volta il duca poté rispondere con le armi il 28 aprile, sbaragliando il contingente vallesano e i suoi alleati svizzeri (da Lucerna, Schwyz e Unterwald), che si erano uniti contro la volontà della stessa confederazione. Nonostante ciò, la morte di molti svizzeri per mano dei milanesi costrinse il duca a curare particolarmente i rapporti con la confederazione per evitare che i conseguenti malumori potessero prendere il sopravvento.

I problemi per il Ducato provenivano, in ogni caso, anche dai territori ticinesi posti sotto la sua giurisdizione: un esempio per tutti è rappresentato dalla questione di Roberto di Sanseverino. Nell’agosto 1484 il Sanseverino, dopo aver combattuto al soldo di Venezia, era riuscito a riacquisire il suo feudo, che comprendeva le comunità della Val Lugano. Nell’aprile 1485 200 armati, fedeli al Sanseverino, provenienti da Balerna e Mendrisio, crearono disordini alla fiera dei cavalli di Chiasso al grido di «Marco! Marco!», maltrattando e cacciando con la forza alcuni mercanti tedeschi. In luglio giunse quindi il ritiro della concessione feudale e l’imposizione alle comunità della valle di giurare fedeltà direttamente al rappresentante ducale, Francesco Pagnano. La missione del Pagnano non fu priva di tensioni, con il castellano di Morcote (ma non la comunità) che si rifiutava di consegnargli la fortezza, e alcune comunità che si ribellarono a causa dell’aggressione di una donna di Colla da parte di un famiglio del Pagnano.

I documenti raccolti nel volume ci parlano anche di un’epidemia di peste che, nella stessa estate 1485, si diffuse in Leventina e Val Lugano, pro vocando la sospensione per due anni della fiera annuale di Bellinzona (svoltasi comunque a quattro miglia fuori città) e la chiusura della frontiera. Anche la Val di Blenio conobbe strascichi dell’epidemia, provvedendo, per quanto possibile, al monitoraggio dei casi sospetti o accertati. Tra i territori ducali la Val Lugano sembra essere stata la zona più colpita, tanto che tra i documenti spicca l’elenco dei morti di peste della valle, diviso per pievi, per un totale di 2.918 persone (doc. 1148). Il volume è corredato da bibliografia e indice dei nomi di persona e di luogo.

Zitierweise:
Luongo, Alberto: Rezension zu: Ticino ducale. Il carteggio e gli atti ufficiali, vol. IV, Gian Galeazzo Maria Sforza. Reggenza di Ludovico il Moro. Tomo II, 1485-1489 a cura di Giuseppe Chiesi, Bellinzona 2017. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, 2020, Vol. 167, pagine 153-155.

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Archivio Storico Ticinese, 2020, Vol. 167, pagine 153-155.

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